SATIPATTHANA SUTTA – I Quattro fondamenti della consapevolezza

Il Satipatthana Sutta, o Sutra sui Quattro Fondamenti della Consapevolezza, è uno dei testi più venerati e profondi nella tradizione buddhista. Composto originariamente in lingua pali, il sutta è parte del Canone Pali, la raccolta delle scritture buddhiste più antiche e autorevoli. Questo sutta, attribuito al Buddha storico Siddhartha Gautama, è un’esposizione dettagliata delle pratiche di meditazione e consapevolezza che conducono all’illuminazione.

Il Satipatthana Sutta guida il praticante attraverso quattro aspetti fondamentali della consapevolezza: il corpo, le sensazioni, la mente e gli oggetti mentali. In ogni fondamento, il sutta fornisce istruzioni precise su come osservare, comprendere e liberarsi dalle condizioni che generano sofferenza e insoddisfazione nella vita.

SATIPATTHANA SUTTA – I Quattro fondamenti della consapevolezza
Udii queste parole del Buddha a Kammassadharma, una città del popolo dei Kuru. Il Buddha si rivolse ai bhikkhu: “O bhikkhu”. I bhikkhu risposero: “Venerabile Signore”.

Il Buddha disse: “Bhikkhu, c’è una via meravigliosa per aiutare gli esseri viventi a realizzare la purificazione, superare direttamente il dolore e la tristezza, porre fine alla sofferenza e all’ansia, percorrere il retto sentiero e realizzare il nirvana. È la via dei quattro fondamenti della consapevolezza.

“Quali sono i quattro fondamenti?

1. “Bhikkhu, il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo, accurato, consapevole, con una chiara comprensione, avendo abbandonato ogni desiderio e avversione per questa vita.

2. “Egli si radica nell’osservazione delle sensazioni nelle sensazioni, accurato, consapevole, con una chiara comprensione, avendo abbandonato ogni desiderio e avversione per questa vita.

3. “Egli si radica nell’osservazione della mente nella mente, accurato, consapevole, con una chiara comprensione, avendo abbandonato ogni desiderio e avversione per questa vita.

4. “Egli si radica nell’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali, accurato, consapevole, con una chiara comprensione, avendo abbandonato ogni desiderio e avversione per questa vita”.

“In che modo il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo?

“Egli va nella foresta, ai piedi di un albero o in una stanza vuota, si siede a gambe incrociate nella posizione del loto, tiene il corpo eretto e stabilisce la consapevolezza di fronte a sé. Egli inspira, consapevole di inspirare. Egli espira, consapevole di espirare. Quando inspira un lungo respiro, egli sa: “Sto inspirando un lungo respiro”. Quando espira un lungo respiro, egli sa: “Sto espirando un lungo respiro”. Quando inspira un respiro breve, egli sa: “Sto inspirando un respiro breve”. Quando espira un respiro breve, egli sa: “Sto espirando un respiro breve”.

“Egli esercita la seguente pratica: “Inspirando, sono consapevole di tutto il mio corpo. Espirando, sono consapevole di tutto il mio corpo. Inspirando, calmo le attività del corpo. Espirando, calmo le attività del corpo”.

“Proprio come un abile vasaio sa, quando gira lungamente il tornio: “Sto girando lungamente il tornio”, quando gira brevemente il tornio: “Sto girando brevemente il tornio”, così il praticante, quando inspira un respiro lungo, sa: “Sto inspirando un lungo respiro”, e quando inspira un respiro breve, sa: “Sto inspirando un respiro breve”; quando espira un respiro lungo, sa: “Sto espirando un lungo respiro”, e quando espira un respiro breve, sa: “Sto espirando un respiro breve”.

“Egli esercita la seguente pratica: “Inspirando, sono consapevole di tutto il mio corpo. Espirando, sono consapevole di tutto il mio corpo. Inspirando, calmo le attività del corpo. Espirando, calmo le attività del corpo”.

“Così il praticante osserva il corpo nel corpo. Egli osserva l’interno del corpo o l’esterno del corpo, o entrambi l’interno e l’esterno del corpo. Osserva il processo di originazione o il processo di dissoluzione nel corpo, o entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: “Qui c’è un corpo”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione del corpo nel corpo.

“Inoltre, quando cammina, il praticante è consapevole: “Sto camminando”. Quando è in piedi, è consapevole: “Sono in piedi”. Quando è coricato, è consapevole: “Sono coricato”. In qualsiasi posizione si trovi, egli è consapevole della posizione del corpo.

“Così un praticante osserva il corpo nel corpo. Egli osserva l’interno del corpo o l’esterno del corpo, o entrambi l’interno e l’esterno del corpo. Osserva il processo di originazione o il processo di dissoluzione nel corpo, o entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: “Qui c’è un corpo”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, questo è il modo di praticare l’osservazione del corpo nel corpo.

“Inoltre, quando va o torna, il praticante applica piena consapevolezza all’andare o al tornare. Quando guarda davanti o dietro, quando si china o si rialza, applica piena consapevolezza a ciò che sta facendo. Applica la piena consapevolezza indossando il sanghati o portando la ciotola delle elemosine. Quando mangia o beve, mastica o gusta il cibo, nell’eliminare gli escrementi o urinando, applica a ogni azione corporea la piena consapevolezza. Quando cammina, siede, dorme o si sveglia, parla o rimane in silenzio, fa splendere su ogni attività la luce della consapevolezza.

“Inoltre, il praticante medita sul proprio corpo, dalla pianta dei piedi verso l’alto e dalla cima della testa verso il basso; un corpo racchiuso nell’involucro della pelle e pieno delle impurità che gli sono proprie: “Ecco capelli, peli, unghie, denti, pelle, carne, nervi, ossa, midollo, reni, cuore, fegato, diaframma, milza, polmoni, intestini, budella, escrementi, bile, flemma, pus, sangue, sudore, grasso, lacrime, sebo, saliva, muco, liquido sinoviale, urina”.

“Bhikkhu, immaginate un sacco apribile da entrambe le estremità, contenente una miscela di granaglie: riso grezzo, riso selvatico, fagioli verdi, fagioli bianchi, sesamo, riso bianco. Una persona di buona vista, aprendolo, così discerne: “Questo è riso grezzo, questo è riso selvatico, questi sono fagioli verdi, fagioli bianchi, semi di sesamo, riso bianco”. Allo stesso modo il praticante passa in rassegna l’intero corpo, dalla pianta dei piedi alla cima della testa, un corpo racchiuso nell’involucro della pelle e pieno di tutte le impurità che gli sono proprie: “Ecco capelli, peli, unghie, denti, pelle, carne, nervi, ossa, midollo, reni, cuore, fegato, diaframma, milza, polmoni, intestini, budella, escrementi, bile, flemma, pus, sangue, sudore, grasso, lacrime, sebo, saliva, muco, liquido sinoviale, urina”.

“Così il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo, dall’interno o dall’esterno del corpo, o da entrambi l’interno e l’esterno del corpo. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione nel corpo, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: “Qui c’è un corpo”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione del corpo nel corpo.

“Inoltre, in qualsiasi posizione si trovi il suo corpo, il praticante passa in rassegna gli elementi che lo compongono: “In questo corpo è l’elemento terra, l’elemento acqua, l’elemento fuoco e l’elemento aria”.

“Come un abile macellaio, o un apprendista macellaio, uccisa una vacca, si siede al crocicchio di una via per squartarla in tante parti, il praticante passa in rassegna gli elementi che compongono il proprio corpo: “In questo corpo è l’elemento terra, l’elemento acqua, l’elemento fuoco e l’elemento aria”.

“Così il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo, dall’interno o dall’esterno del corpo, o da entrambi l’interno e l’esterno del corpo. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione nel corpo, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: “Qui c’è un corpo”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione del corpo nel corpo.

“Inoltre, il praticante paragona il proprio corpo a un cadavere che immagina di vedere abbandonato in un cimitero, da uno o due giorni, gonfio, illividito, in putrefazione; e osserva: “Il mio corpo è della stessa natura, subirà la stessa fine, non può evitarlo in nessun modo”.

“Così il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo, dall’interno o dall’esterno del corpo, o da entrambi l’interno e l’esterno del corpo. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione nel corpo, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: “Qui c’è un corpo”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione del corpo nel corpo.

“Inoltre, il praticante paragona il proprio corpo a un cadavere che immagina di vedere abbandonato in un cimitero, beccato dai corvi, dilaniato da falchi, avvoltoi, sciacalli, infestato da larve e vermi; e osserva: “Il mio corpo ha la stessa natura, subirà la stessa fine, non può evitarlo in nessun modo”.

“Così il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo, dall’interno o dall’esterno del corpo, o da entrambi l’interno e l’esterno del corpo. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione nel corpo, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: “Qui c’è un corpo”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione del corpo nel corpo.

“Inoltre, il praticante paragona il proprio corpo a un cadavere che immagina di vedere abbandonato in un cimitero; è solo più uno scheletro, con brandelli di carne e macchie di sangue, le ossa tenute insieme dai legamenti; e osserva: “Il mio corpo ha la stessa natura, subirà la stessa fine, non può evitarlo in nessun modo”.

“Inoltre, il praticante paragona il proprio corpo a un cadavere che immagina di vedere abbandonato in un cimitero; è uno scheletro con residue macchie di sangue ma senza più carne, le ossa tenute ancora insieme dai legamenti…

“Inoltre, il praticante paragona il proprio corpo a un cadavere che immagina di vedere abbandonato in un cimitero; è solo uno scheletro, senza più carne né sangue, le ossa tenute ancora insieme dai legamenti…

“Inoltre, il praticante paragona il proprio corpo a un cadavere che immagina di vedere abbandonato in un cimitero; tutto ciò che è rimasto è un ammasso di ossa sparse qua e là: qua l’osso di una mano, là una tibia, un femore, un bacino, una colonna vertebrale, un cranio…

“Inoltre, il praticante paragona il proprio corpo a un cadavere che immagina di vedere abbandonato in un cimitero; tutto ciò che è rimasto è un mucchio di ossa sbiancate, color conchiglia…

“Inoltre, il praticante paragona il proprio corpo a un cadavere che immagina di vedere abbandonato in un cimitero; è passato più di un anno, e tutto ciò che è rimasto è un mucchietto di ossa secche…

“Inoltre, il praticante paragona il proprio corpo a un cadavere che immagina di vedere abbandonato in un cimitero; tutto ciò che è rimasto è la polvere delle ossa sbriciolate; e osserva: “Il mio corpo ha la stessa natura, subirà la stessa fine, non può evitarlo in nessun modo”.

“Così il praticante si radica nell’osservazione del corpo nel corpo, dall’interno o dall’esterno del corpo, o da entrambi l’interno e l’esterno del corpo. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione nel corpo, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: “Qui c’è un corpo”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione del corpo nel corpo”.

“Bhikkhu, in che modo il praticante si radica nell’osservazione delle sensazioni nelle sensazioni?

“Ogni volta che il praticante prova una sensazione piacevole, è consapevole: “Sto provando una sensazione piacevole”. Ogni volta che prova una sensazione dolorosa, è consapevole: “Sto provando una sensazione dolorosa”. Ogni volta che prova una sensazione né piacevole né dolorosa, è consapevole: “Sto provando una sensazione neutra”. Quando sperimenta una sensazione piacevole di origine fisica, è consapevole: “Sto provando una sensazione piacevole di origine fisica”. Quando sperimenta una sensazione piacevole di origine mentale, è consapevole: “Sto provando una sensazione piacevole di origine mentale”. Quando sperimenta una sensazione dolorosa di origine fisica, è consapevole: “Sto provando una sensazione dolorosa di origine fisica”. Quando sperimenta una sensazione dolorosa di origine mentale, è consapevole: ”Sto provando una sensazione dolorosa di origine mentale”. Quando sperimenta una sensazione neutra di origine fisica, è consapevole: “Sto provando una sensazione neutra di origine fisica”. Quando sperimenta una sensazione neutra di origine mentale, è consapevole: “Sto provando una sensazione neutra di origine mentale”.

“Così il praticante si radica nell’osservazione delle sensazioni nelle sensazioni, dall’interno o dall’esterno delle sensazioni, o da entrambi l’interno e l’esterno delle sensazioni. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione nelle sensazioni, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: `Qui c’è una sensazione”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione delle sensazioni nelle sensazioni”.

“Bhikkhu, in che modo il praticante si radica nell’osservazione della mente nella mente?

“Quando la mente desidera, il praticante è consapevole: “La mia mente desidera”. Quando la mente non desidera, è consapevole: “La mia mente non desidera”. Quando la mente odia, è consapevole: “La mia mente odia”. Quando la mente non odia, è consapevole: “La mia mente non odia”. Quando la mente è in stato di ignoranza, è consapevole: “La mia mente è in stato di ignoranza”. Quando la mente non è in stato di ignoranza, è consapevole: “La mia mente non è in stato di ignoranza”. Quando la mente è tesa, è consapevole: “La mia mente è tesa”. Quando la mente non è tesa, è consapevole: “La mia mente non è tesa”. Quando la mente è distratta, è consapevole: “La mia mente è distratta”. Quando la mente non è distratta, è consapevole: “La mia mente non è distratta”.Quando la mente ha un orizzonte ampio, è consapevole: “La mia mente ha ampliato il suo orizzonte”. Quando la mente ha un orizzonte ristretto, è consapevole: “La mia mente ha ristretto il suo orizzonte”. Quando la mente è in grado di raggiungere uno stato più elevato, è consapevole: “La mia mente può raggiungere uno stato più elevato”. Quando la mente non è in grado di raggiungere uno stato più elevato, è consapevole: “La mia mente non può raggiungere uno stato più elevato”. Quando la mente è raccolta, è consapevole: “La mia mente è raccolta”. Quando la mente non è raccolta, è consapevole: “La mia mente non è raccolta”. Quando la mente è libera, è consapevole: “La mia mente è libera”. Quando la mente non è libera, è consapevole: “La mia mente non è libera”.

“Così il praticante si radica nell’osservazione della mente nella mente, dall’interno o dall’esterno della mente, o da entrambi l’interno e l’esterno della mente. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione nella mente, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: `Qui c’è la mente”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione della mente nella mente”.

“Bhikkhu, in che modo il praticante si radica nell’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali?

“Dapprima, egli osserva gli oggetti mentali in relazione ai cinque impedimenti. Come li osserva?

1. “Quando in lui è presente il desiderio sensuale, è consapevole: “In me è presente il desiderio sensuale”. Quando il desiderio sensuale non è presente, è consapevole: “In me non è presente il desiderio sensuale”. Quando il desiderio sensuale incomincia a sorgere, egli ne è consapevole. Quando il desiderio sensuale già sorto viene abbandonato, egli ne è consapevole. Quando il desiderio sensuale già abbandonato non sorgerà nuovamente in futuro, egli ne è consapevole.

2. “Quando in lui è presente la rabbia, è consapevole: “In me è presente la rabbia”. Quando la rabbia non è presente, è consapevole: “In me non è presente la rabbia”. Quando la rabbia incomincia a sorgere, egli ne è consapevole. Quando la rabbia già sorta viene abbandonata, egli ne è consapevole. Quando la rabbia già abbandonata non sorgerà nuovamente in futuro, egli ne è consapevole.

3. “Quando in lui sono presenti la sonnolenza e il torpore, è consapevole: “In me sono presenti la sonnolenza e il torpore”. Quando la sonnolenza e il torpore non sono presenti, è consapevole: “In me non sono presenti la sonnolenza e il torpore”. Quando la sonnolenza e il torpore incominciano a sorgere, egli ne èconsapevole. Quando la sonnolenza e il torpore già sorti vengono abbandonati, egli ne è consapevole. Quando la sonnolenza e il torpore già abbandonati non sorgeranno nuovamente in futuro, egli ne è consapevole.

4. “Quando in lui sono presenti l’agitazione e il rimorso, è consapevole: “In me sono presenti l’agitazione e il rimorso”. Quando l’agitazione e il rimorso non sono presenti, è consapevole: “In me non sono presenti l’agitazione e il rimorso”. Quando l’agitazione e il rimorso incominciano a sorgere, egli ne è consapevole. Quando l’agitazione e il rimorso già sorti vengono abbandonati, egli ne è consapevole. Quando l’agitazione e il rimorso già abbandonati non sorgeranno nuovamente in futuro, egli ne è consapevole.

5. “Quando in lui è presente il dubbio, è consapevole: “In me è presente il dubbio”. Quando il dubbio non è presente, è consapevole: “In me non è presente il dubbio”. Quando il dubbio incomincia a sorgere, egli ne è consapevole. Quando il dubbio già sorto viene abbandonato, egli ne è consapevole. Quando il dubbio già abbandonato non sorgerà nuovamente in futuro, egli ne è consapevole.

“Così il praticante si radica nell’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali, dall’interno o dall’esterno degli oggetti mentali, o da entrambi l’interno e l’esterno degli oggetti mentali. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione negli oggetti mentali, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: “Qui c’è un oggetto mentale”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali.

“Inoltre, il praticante osserva gli oggetti mentali negli oggetti mentali in relazione ai cinque aggregati dell’attaccamento. Come li osserva?

“Egli così li osserva: “Questa è forma. Questo è il sorgere della forma. Questo è lo scomparire della forma”. “Questa è la sensazione. Questo è il sorgere della sensazione. Questo è lo scomparire della sensazione”. “Questa è la percezione. Questo è il sorgere della percezione. Questo è lo scomparire della percezione”. “Queste sono le formazioni mentali. Questo è il sorgere delle formazioni mentali. Questo è lo scomparire delle formazioni mentali”. “Questa è la coscienza. Questo è il sorgere della coscienza. Questo è lo scomparire della coscienza”.

“Così il praticante si radica nell’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali, in relazione ai cinque aggregati: l’osservazione dall’interno o dall’esterno degli oggetti mentali, o da entrambi l’interno e l’esterno degli oggetti mentali. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione negli oggetti mentali, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: “Qui c’è un oggetto mentale”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali in relazione ai cinque aggregati.

“Inoltre, il praticante osserva gli oggetti mentali negli oggetti mentali in relazione ai sei organi sensoriali e ai sei oggetti dei sensi. Come li osserva?

“Egli è consapevole degli occhi e della forma, ed è consapevole delle formazioni interne prodotte in dipendenza di queste due cose. È consapevole della nascita di una nuova formazione interna, è consapevole dell’abbandono di una formazione interna già prodotta, ed è consapevole quando una formazione interna già prodotta non sorgerà di nuovo.

“Il praticante è consapevole delle orecchie e del suono, ed è consapevole delle formazioni interne prodotte in dipendenza di queste due cose. È consapevole della nascita di una nuova formazione interna, è consapevole dell’abbandono di una formazione interna già prodotta, ed è consapevole quando una formazione interna già prodotta non sorgerà di nuovo.

“Il praticante è consapevole del naso e dell’odore, ed è consapevole delle formazioni interne prodotte in dipendenza di queste due cose. È consapevole della nascita di una nuova formazione interna, è consapevole dell’abbandono di una formazione interna già prodotta, ed è consapevole quando una formazione interna già prodotta non sorgerà di nuovo.

“Il praticante è consapevole della lingua e del gusto, ed è consapevole delle formazioni interne prodotte in dipendenza di queste due cose. È consapevole della nascita di una nuova formazione interna, è consapevole dell’abbandono di una formazione interna già prodotta, ed è consapevole quando una formazione interna già prodotta non sorgerà di nuovo.

“Il praticante è consapevole del corpo e dell’oggetto tattile, ed è consapevole delle formazioni interne prodotte in dipendenza di queste due cose. È consapevole della nascita di una nuova formazione interna, è consapevole dell’abbandono di una formazione interna già prodotta, ed è consapevole quando una formazione interna già prodotta non sorgerà di nuovo.

“Così il praticante si radica nell’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali, in relazione ai sei organi sensoriali e ai sei oggetti dei sensi: l’osservazione dall’interno o dall’esterno degli oggetti mentali, o da entrambi l’interno e l’esterno degli oggetti mentali. Si radica nell’osservazione del processo dioriginazione o del processo di dissoluzione negli oggetti mentali, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: `Qui c’è un oggetto mentale”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali in relazione ai sei organi sensoriali e ai sei oggetti dei sensi.

“Inoltre, il praticante si radica nell’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali in relazione ai sette fattori di risveglio.

“In che modo egli si radica nell’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali in relazione ai sette fattori di risveglio?

1. “Quando in lui è presente il fattore di risveglio della consapevolezza, egli è consapevole: “In me è presente la consapevolezza”. Quando la consapevolezza non è presente, è consapevole: “In me non è presente la consapevolezza”. Egli è consapevole quando la consapevolezza non ancora sorta sorge e quando la consapevolezza già sorta si è perfettamente sviluppata.

2. “Quando in lui è presente il fattore di risveglio dell’investigazione dei fenomeni, egli è consapevole: “In me è presente l’investigazione dei fenomeni”. Quando l’investigazione dei fenomeni non è presente, è consapevole: “In me non è presente l’investigazione dei fenomeni”. Egli è consapevole quando l’investigazione dei fenomeni non ancora sorta sorge e quando l’investigazione dei fenomeni già sorta si è perfettamente sviluppata.

3. “Quando in lui è presente il fattore di risveglio dell’energia, egli è consapevole: “In me è presente l’energia”. Quando l’energia non è presente, è consapevole: “In me non è presente l’energia”. Egli è consapevole quando l’energia non ancora sorta sorge e quando l’energia già sorta si è perfettamente sviluppata.

4. “Quando in lui è presente il fattore di risveglio della gioia, egli è consapevole: “In me è presente la gioia”. Quando la gioia non è presente, è consapevole: “In me non è presente la gioia”. Egli è consapevole quando la gioia non ancora sorta sorge e quando la gioia già sorta si è perfettamente sviluppata.

5. “Quando in lui è presente il fattore di risveglio della calma, egli è consapevole: “In me è presente la calma”. Quando la calma non è presente, è consapevole: “In me non è presente la calma”. Egli è consapevole quando la calma non ancora sorta sorge e quando la calma già sorta si è perfettamente sviluppata.

6. “Quando in lui è presente il fattore di risveglio della concentrazione, egli è consapevole: “In me è presente la concentrazione”. Quando la concentrazione non è presente, è consapevole: “In me non è presente la concentrazione”. Egli è consapevole quando la concentrazione non ancora sorta sorge e quando la concentrazione già sorta si è perfettamente sviluppata.

7. “Quando in lui è presente il fattore di risveglio del lasciar andare, egli è consapevole: “In me è presente il lasciar andare”. Quando il lasciar andare non è presente, è consapevole: “In me non è presente il lasciar andare”. Egli è consapevole quando il lasciar andare non ancora sorto sorge e quando il lasciar andare già sorto si è perfettamente sviluppato.

“Così il praticante si radica nell’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali in relazione ai sette fattori di risveglio: l’osservazione dall’interno o dall’esterno degli oggetti mentali, o da entrambi l’interno e l’esterno degli oggetti mentali. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione negli oggetti mentali, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: “Qui c’è un oggetto mentale”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali in relazione ai sette fattori di risveglio.

“Inoltre, bhikkhu, il praticante si radica nell’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali in relazione alle quattro nobili verità.

“In che modo egli si radica nell’osservazione delle quattro nobili verità?

“Il praticante, quando sorge la sofferenza, è consapevole: “Questa è la sofferenza”. Al prodursi della causa della sofferenza, è consapevole: “Questa è la causa della sofferenza”. Al prodursi della fine della sofferenza, è consapevole: “Questa è la fine della sofferenza”. Al prodursi del sentiero che conduce alla fine della sofferenza, è consapevole: “Questo è il sentiero che conduce alla fine della sofferenza”.

“Così il praticante si radica nell’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali in relazione alle quattro nobili verità: l’osservazione dall’interno o dall’esterno degli oggetti mentali, o da entrambi l’interno e l’esterno degli oggetti mentali. Si radica nell’osservazione del processo di originazione o del processo di dissoluzione negli oggetti mentali, o in entrambi i processi di originazione e dissoluzione. È consapevole del fatto: “Qui c’è un oggetto mentale”, fino al raggiungimento della comprensione e della piena consapevolezza. Egli mantiene l’osservazione, libero, non intrappolato in nessuna considerazione mondana. Bhikkhu, così si pratica l’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali in relazione alle quattro nobili verità”.

“Bhikkhu, colui che pratica per sette anni i quattro fondamenti della consapevolezza, può aspettarsi uno di questi due frutti: la più alta comprensione in questa vita o, se rimane qualche residuo di afflizione, il frutto del non-ritorno.

“Bhikkhu, lasciamo stare i sette anni. Chiunque pratichi i quattro fondamenti della consapevolezza per sei, cinque, quattro, tre, due anni o un solo anno, può aspettarsi uno di questi due frutti: la più alta comprensione in questa vita o, se rimane qualche residuo di afflizione, il frutto del non-ritorno.

“Bhikkhu, lasciamo stare un anno. Chiunque pratichi i quattro fondamenti della consapevolezza per sette, sei, cinque, quattro, tre, due mesi, un mese, o mezzo mese soltanto, può aspettarsi uno di questi due frutti: la più alta comprensione in questa vita o, se rimane qualche residuo di afflizione, il frutto del non-ritorno.

“Bhikkhu, lasciamo stare il mezzo mese. Chiunque pratichi i quattro fondamenti della consapevolezza per una settimana, può aspettarsi uno di questi due frutti: la più alta comprensione in questa vita o, se rimane qualche residuo di afflizione, il frutto del non-ritorno.

“Ecco perché abbiamo detto che il sentiero dei quattro campi di applicazione della consapevolezza è il sentiero meraviglioso che aiuta gli esseri a realizzare la purificazione, trascendere il dolore e la tristezza, porre fine all’ansia e alla sofferenza, percorrere la retta via e realizzare il nirvana”.

I bhikkhu si rallegrarono all’udire l’insegnamento del Buddha e, portandolo nel cuore, cominciarono a metterlo in pratica.

Testo tratto da: Thich Nhat Hanh, Trasformarsi e guarire, Astrolabio Ubaldini.

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